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Stefania Andreoli: l’importanza di viaggiare con i bambini

by La Redazione
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I bambini e il viaggio, croce e delizia per genitori e figli. Quando e come partire? Dove andare? Che tipo di destinazione scegliere? E come rendere il viaggio davvero piacevole per tutta la famiglia, evitando che il volo si trasformi in un incubo? Booking.com, la principale piattaforma di viaggi online, ha rivelato che ill’immaginazione dei bambini non ha limiti quando si tratta di migliorare i viaggi e renderli più divertenti, ad esempio svelando cosa vorrebbero sugli aerei del futuro. Un sondaggio condotto su mille bambini italiani tra i 6 e gli 11 anni ha rivelato quali sono i loro desideri più grandi per il prossimo viaggio in aereo. Tra questi: un tetto trasparente per vedere le stelle (39%), una pista di go-kart lungo il corridoio (22%) e una zona riservata agli adulti (11%).

I più piccoli però non pensano solo all’intrattenimento a bordo ma si interessano anche a questo destinazione. Anche se il 58% afferma che salirebbe sul prossimo volo per la Luna, gli altri hanno aspettative più “realistiche”. Un terzo (32%) afferma che nel prossimo viaggio vorrebbe visitare la terra dei canguri, cioè la terra dei canguriAustraliamentre il 31% andrebbe a Parigi per visitare Disneyland Parigi. Il 26% vorrebbe invece fare un viaggio in Giappone per vedere treni veloci e robot. Ma non è una sorpresa che sia lì Lapponia essere in cima alla lista: il 41% degli intervistati sogna, infatti, di andare a vedere Babbo Natale.

Stefania Andreolispiega a uno dei più noti e influenti psicoterapeuti italiani dell’età evolutiva, giudice onorario del Tribunale dei Minori, parlamentare, scrittore Fiera della Vanità come gestire un rapporto spesso spinoso, quello di viaggiare con e per i bambini. Andreoli lavora da sempre con le famiglie e le scuole, occupandosi anche di prevenzione, formazione e orientamento. Già giudice onorario del Tribunale per i Minorenni, è presidente dell’Associazione Alice ETS. Lui scrive

Quanto è importante la dimensione del viaggio per gli adulti e soprattutto per i bambini?
«Il viaggio è scoperta, dinamismo e conoscenza. Gli adulti che amano viaggiare e lo fanno con i bambini fin da piccoli introducono una routine in più nella vita dei propri figli, educandoli subito alla curiosità dello sguardo, alla necessità di adattamento anche e alla condivisione del tempo in famiglia fuori casa . possedere: senza dubbio una ricchezza.”

Viaggiare in tenera età viene spesso trascurato nel pregiudizio che “tanto i bambini non ricordano niente”: quanto c’è di vero e quanto di falso in questo luogo comune? Esiste quindi un’età giusta per iniziare a viaggiare oppure no?
«Questo è un motivo che anch’io ho sentito spesso, eppure… c’è ben poco di ragionevole! È vero, prima dei 30 o 36 mesi i ricordi coscienti non vengono immagazzinati. Questo però non è un buon motivo per rimandare l’opportunità di viaggiare: penso con orgoglio e tenerezza al fatto che la nostra primogenita ha fatto il suo primo viaggio all’estero a tre mesi e il suo primo volo intercontinentale a otto. Lo ricordiamo come io e suo padre, glielo dicevamo spesso, e questa narrazione è diventata parte della sua storia e della sua identità. Non è raro che lei adesso (ha dodici anni) esca a tavola con “Mamma, mi racconti ancora di quella volta in crociera che mi sono addormentata mentre mangiavo le lasagne?”. Non lo ricorda, eppure lo sa. E poi la memoria non è solo quella cosciente: tutti noi abbiamo anche una memoria preverbale, sinestetica, somatica. In altre parole, anche quando non riusciamo a ricordare i dettagli, sappiamo che ci sono luoghi ed esperienze in cui ci siamo divertiti con chi è importante per noi.”

La dimensione del viaggio è spesso associata a quella dei sogni, nelle pubblicità come nelle conversazioni tra adulti: questo legame è più o meno rafforzato nei bambini?
«Per i bambini quasi tutto ha una dimensione onirica: i risultati della ricerca commissionata da Booking.com lo mostra molto bene. I più piccoli hanno immaginato il piano del futuro attingendo alla loro sconfinata fantasia, e non importa se sia realizzabile o meno: ciò che conta è che io l’ho fatto esistere pensandolo. Spesso gli adulti coltivano la loro fantasia pianificando la prossima partenza, fantasticando su dove dormire, attingendo alle loro letture o a riferimenti cinematografici per sognare di essere qualcun altro in qualche altro posto dove nessuno li conosce.”

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