Torna su Rai 1 Via terrala serie dedicata a viaggio estremoCon nove puntate nella seconda serata e una puntata speciale in Prime time previsto per il 30 agostola nuova stagione tiene incollati gli spettatori allo schermo. Grazie (anche) alla scelta di posizione estrema e pericoloso: Filippo Tenticapo della spedizione, lasciò l’Italia con la sua squadra, raggiungere l’Afghanistan su quattro ruote, attraversando il ex paesi sovietici, Balcani, Turchia, Iran. Itinerari decisamente poco turistici e – al momento in cui scrivo – politicamente instabili, al limitevietatoPer Filippo, Classe del 1985 e il cuore di un globetrotter, “un’esperienza travolgente”. Ecco cosa ci ha raccontato.LEGGI ANCHE
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Partiamo dall’inizio: quando e come è nata la tua passione per i viaggi?«È un grande amore che ho respirato fin da bambino: mio padre (*esploratore e produttore televisivo Beppe Tenti, fondatore dell’agenzia di viaggi estremi Overland ndr) mi portava sempre con sé in tutti i suoi viaggi, anche quelli più avventurosi. I miei primi ricordi da bambino sono di viaggi folli: mentre i miei compagni di classe andavano in Sardegna d’estate, io ero in Africa o in qualche altro posto sperduto».
Quando hai iniziato a prendere parte attivamente a questi viaggi?“A circa quindici anni ho iniziato a diventare indipendente, accompagnando i primi gruppi di persone e facendo carriera. Mio padre, che ora ha ottant’anni, mi ha volentieri passato le redini, regalandomi un bagaglio di esperienza, consigli e obiettivi.”
Ora Overland torna in TV con una stagione dedicata a luoghi estremamente pericolosi come l’Afghanistan.«Devo ammettere che è stata una delle spedizioni più difficili psicologicamente: i rischi erano tanti e, credetemi, lo stress in questi casi supera qualsiasi prova di resistenza fisica».
Immagino che tu abbia visto tutto…«Letteralmente: dalle rivolte di piazza in Bielorussia ai separatisti al fronte in Ucraina, fino alla nostra destinazione, l’Afghanistan. Un paese sorprendente e pieno di contraddizioni».LEGGI ANCHE
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Cosa ti ha colpito di questa realtà?“La gente, prima di tutto. Nonostante le bombe – ce ne sono almeno un paio al giorno -, le persone che abbiamo incontrato sono state accoglienti, interessate, generose. La maggior parte parlava fluentemente inglese: ci hanno chiesto dell’Europa e quando mi hanno chiesto com’è il mare, che non avevano mai visto di persona, mi sono davvero commosso.”
Come convivono con la violenza quotidiana?“Con coraggio e dignità. Anche se il giorno prima è esplosa una bomba al mercato – che è all’ordine del giorno, purtroppo – la gente esce ogni mattina per fare la spesa e portare il cibo a casa. È un paese con un tasso di disoccupazione molto alto, che è la fortuna dell’ISIS, che reclutando nuove reclute crea una forma malata di occupazione.”
Quali paesaggi hai incontrato?«Montagne, montagne, montagne: tutto è ad alta quota e si possono ammirare canyon e gole rocciose mozzafiato».
I tuoi viaggi sono estremi, questo in particolare. Ci sono mai stati momenti in cui ti sei sentito insicuro?“È successo tante volte, anche se come capo spedizione ho il dovere di mantenere sempre l’autocontrollo. In quest’ultimo viaggio, in particolare, c’è stato un momento in cui abbiamo temuto che avessero piazzato una bomba nel nostro mezzo. Ammetto che mentre la controllavo insieme a un compagno di viaggio militare, abbiamo temuto di esplodere. Nonostante i 50° all’ombra, tremavo.”
Hai visitato molti posti in giro per il mondo. Quali paesaggi ti hanno emozionato di più?“NO lagune della Bolivia sud-occidentaledove c’erano laghi pieni di fenicotteri e rocce erose dal vento, mi sentivo davvero piccola. E poi il Botswana, dove ho potuto fotografare molti animali – leoni, zebre, gazzelle – e i canyon dell’Afghanistan».
Nel tuo bagaglio: mai senza?“Posso partire anche senza zaino: la regola dice che più si sta via, meno si porta (e poi l’essenziale lo si trova ovunque). Ho sempre con me una lettera che mia sorella Gaia mi ha scritto qualche anno fa, quando mi preparavo a partire per la Cecenia.”
Il cibo più strano che tu abbia mai mangiato?«Potrei tenervi qui a parlare per ore: dalla zuppa di formiche al pene di yak, anche se la prelibatezza più strana l’ho mangiata in un ristorante di Cambogiaquando mi hanno servito una tarantola fritta accompagnata da una ratatouille di verdure, scarafaggi e cavallette».
Che stomaco! Complimenti!“La verità è che imparare ad adattarsi alle usanze e ai cibi della popolazione che ti ospita ti salva la vita.”
Tornando all’Afghanistan, cosa ti porti a casa da questo viaggio?“Le parole della gente del posto. Oggi in Italia si teme che chi fugge da questi luoghi voglia invadere l’Italia e accamparsi qui: la verità è che queste persone aspettano solo che nel loro Paese si stabilisca una parvenza di pace. Vogliono tornare a casa: amano le loro radici e sono orgogliosi della loro terra.”