Pianaccio di Lizzano in Belvedere ha dato i natali, oltre al celebre giornalista Enzo Biagi, recentemente scomparso, anche ad un altro personaggio, poco conosciuto dal grande pubblico, ma sicuramente degno di essere ricordato da tutti gli emiliani e non solo.
Si tratta del Servo di Dio Don Giovanni Fornasini, nato a Pianaccio di Lizzano in Belvedere in provincia di Bologna il 23 febbraio 1915.
I suoi genitori, Angelo e Maria Guccini, lo educarono cristianamente fin da giovanissimo. Ben presto la sua vocazione religiosa fu chiara e riconoscibile soprattutto dai suoi cari.
Nel 1925 si trasferì con la famiglia a Porretta Terme dove frequentò le prime tre classi del corso di formazione commerciale presso l’istituto Albergati.
Non era uno studente eccellente, anzi chi lo conobbe in quel periodo testimonia che era un “asino che tirava, ma molto generoso ed entusiasta in tutto” (testimonianza di don Enrico Marini).
Aiutò per diversi anni il parroco della parrocchia di Porretta e proprio in questo periodo sentì dentro di sé l’irrefrenabile desiderio di dedicarsi per sempre al servizio della Chiesa e degli altri. Decise di entrare in seminario nel 1931, iniziò così gli studi a Borgo Capanne e li continuò successivamente a Bologna nel seminario arcivescovile di Villa Revedin e nel seminario regionale.
Appena diacono, nel 1941 venne inviato a Sperticano di Marzabotto, dove affiancò l’anziano arciprete don Giovanni Roda nelle turbolente situazioni storiche del tempo.
La guerra era ormai alle porte e ovunque si levava il grido di aiuto, un grido che il giovane diacono Fornasini non poteva certo non sentire. Il 28 giugno 1942 fu nominato vicario co-uditore a Sperticano.
Dopo la morte di don Roda, il 20 luglio 1942 fu nominato economo spirituale e il 21 agosto arciprete di Sperticano.
Il giovane arciprete non tardò a dimostrare a tutti la sua grande generosità e il suo modo efficace di fare carità.
La sua parrocchia venne perciò definita “cantiere della carità”. Il periodo tragico dell’occupazione tedesca e l’inizio della guerra in Italia lo spinsero ancora di più ad aiutare chi era nel bisogno.
Dalle madri dei soldati combattenti, ai bambini senza famiglia. Il suo comportamento è stato encomiabile, così come la sua testimonianza sempre forte di amore e fede durante il terribile massacro di Monte Sole.
Lottò con tutte le sue forze per alleviare le sofferenze del suo popolo in una zona d’Italia particolarmente colpita dall’assurda e drammatica Seconda Guerra Mondiale.
La sua fine rimase avvolta nel mistero. Non si sa come e da quale mano fu colpito a morte il 13 ottobre 1944.
Fu a lungo considerato l’angelo di Marzabotto e il sacerdote eroico, pieno di spiritualità e amore per il prossimo.
Nel 1950 gli fu conferita la medaglia d’oro alla memoria. Il 19 agosto 1998 la Congregazione per le Cause dei Santi concesse il permesso di aprire un’inchiesta diocesana sulla vita e le virtù del Servo di Dio, che iniziò ufficialmente il 18 ottobre dello stesso anno.
Ora amici e fedeli, gente semplice e devota attende con ansia l’annuncio della sua beatificazione.