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Michela Murgia Wedding: abiti da sposa Dior per la famiglia queer

by La Redazione
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Le nozze di Michela Murgia: una celebrazione della famiglia queer, a partire dagli abiti da sposa (per tutti) disegnati da Maria Grazia Chiuri per Dior

Michela Murgia sorride negli scatti che la ritraggono circondata dai suoi cari nel giardino di casa. La scrittrice ha deciso di sposarsi dopo aver ricevuto la diagnosi di carcinoma renale al quarto stadio e in occasione delle nozze con Lorenzo, avvenute circa una settimana fa, anziché celebrare questa istituzione, in cui non crede, ha voluto mettere al centro dei festeggiamenti la sua famiglia queer. Ci è riuscita al meglio anche grazie a Maria Grazia Chiuri per Dior che ha creato per lei un’intera mini-family collection. Era questo che voleva Michela Murgia, dopo l’annuncio pubblicato su Instagram qualche giorno prima del rito civile. “Qualche giorno fa io e Lorenzo ci siamo sposati con rito civile. Lo abbiamo fatto “in articulo mortis” perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più nulla per scontato. Lo abbiamo fatto a malincuore: se avessimo avuto un altro modo per garantire reciprocamente i diritti, non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre un’esperienza molto più ricca e forte alla rappresentazione della coppia, dove il numero 2 è l’opposto di ciò che siamo. Niente auguri, quindi, perché il rito che avremmo voluto non esiste ancora. Ma esisterà e vogliamo contribuire a realizzarlo. Tra qualche giorno, nel giardino della casa ancora in fase di trasloco, daremo vita alla nostra idea di celebrare la famiglia queer. Le nostre promesse non saranno quelle che ci hanno imposto l’altro giorno. Vogliamo raccontarla a modo nostro e lo faremo da questo profilo, senza giornalisti o media vari. La nostra esperienza personale, come quella di tutti, è più politica oggi più che mai e se potessi lasciare un’eredità simbolica, vorrei che fosse questa: un altro modello di relazione, uno in più per chi nella vita ha dovuto combattere sentendosi sempre qualcosa di meno.

L’abito da sposa disegnato da Maria Grazia Chiuri per Dior e la mini collezione queer per tutta la famiglia

Si chiama “God save the queer” il progetto di Maria Grazia Chiuri pensato su misura per la scrittrice e la sua famiglia. “Quando Maria Grazia Chiuri mi ha detto “Voglio disegnare il tuo abito da sposa” mi sono sentita in imbarazzo: non mi considero una sposa. Il fatto che tutti continuino a romanticizzare la questione e a farci i complimenti non cambia la realtà: Lorenzo e io abbiamo firmato un contratto con lo Stato per avere diritti che non c’era altro modo di ottenere così rapidamente. Sappiamo di aver usufruito di un privilegio: mutui, adozioni, agevolazioni fiscali, sono tutte cose che, se le chiedessimo ora, ci verrebbero concesse in due e in quanto maschio e femmina, ma per questo abbiamo dovuto ricorrere allo strumento del binarismo eterosessuale come norma naturale delle relazioni, contro cui ci siamo sempre battuti. “Vorrei rendere politica la nostra esperienza per dimostrare che abbiamo trovato un altro modo di stare insieme, un modo che il governo vorrebbe ridurre a una stranezza sociale da perseguitare e invece è già la vita normale di molte persone”. Maria Grazia Chiuri mi ha detto: Ho capito perfettamente, dammi tempo e ti propongo qualcosa. Tre giorni dopo mi ha inviato gli schizzi di un’intera mini-collezione di famiglia che interpreta perfettamente lo spirito queer del nostro stare insieme. Completamente bianca per tutti, desacralizza il colore delle nozze, che cambia significato: il bianco è inclusivo, sintesi additiva di tutti i colori dello spettro. Nella collezione che ci ha regalato, creata ad hoc, ci sono solo pezzi intercambiabili, senza genere, da cui ognuno ha scelto la combinazione che meglio esprimeva la propria identità. Sul mio abito c’è un prezioso ricamo di perline: “God save the queer”, la stessa frase che compare sulla t-shirt personalizzata. Ciò che siamo, multipli forti, è perfettamente rappresentato da questo incredibile discorso di tessuti e modelli, frutto della sensibilità creativa di una donna, un’amica, che ogni giorno mi dà lezioni di generosità, acume e professionalità».

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