Notizie verdi.info intervistato per la sezione Notizie verdi Di LaStampa.it, Marco Moretti, giornalista di viaggi e ambiente, fotografo e autore di guide turistiche, che, dopo aver trascorso gli ultimi venticinque anni viaggiando in giro per il mondo, ha fondato il sito ecoturismoreport.it. Con lui abbiamo fatto il punto su cosa significa oggi essere un “ecoturista”. Ecco la seconda parte dell’intervista.
D) Moretti, hai visitato praticamente tutto il mondo. Ci sono luoghi in cui è più facile viaggiare in modo sostenibile e altri in cui – per problemi di infrastrutture, trasporti, ecc. – diventa oggettivamente difficile?
Secondo me non è mai un problema di luoghi, ma di persone.: la sostenibilità del viaggio nasce dal viaggiatore. Ci sono alcune regole d’oro da osservare. Innanzitutto, bisogna usare i mezzi di trasporto locali e non noleggiare auto. Poi è bene dormire nelle strutture che ci sono, senza pretendere maggiori comfort; meglio se in piccole strutture (b&b o guest house), che favoriscano rapporti diretti, sia economici che culturali, con le persone visitate. Ad esempio, se si fa trekking in montagna, è meglio dormire nei rifugi e non aspettarsi resort di lusso. Più si è esigenti in termini di comfort, più si incoraggiano cementificazioni, consumi energetici per riscaldare l’acqua, importazione di tecnologie con tutto ciò che questo comporta in termini di impatto ambientale. Anche il cibo che si sceglie è fondamentale: bisogna mangiare cibo locale. Se ci si trova dall’altra parte del mondo e ci si aspetta di mangiare cibo italiano, si sta già creando un impatto sull’ambiente poiché il cibo deve essere importato. E poi che senso avrebbe? La cucina è la prima espressione culturale di un popolo, rifiutarla ci mette già in una posizione di svantaggio nella conoscenza della loro cultura.
D) Adattarsi è la parola d’ordine, insomma…
Sì, e sii anche flessibile nelle tue abitudini: per quanto buone e virtuose siano, sii pronto a cambiarle quando necessario. Ad esempio, io sono vegetariano da trent’anni, ma quando ero in Groenlandia ho dovuto adattarmi alla dieta locale.che si basa quasi esclusivamente sul pesce. Infatti, lì non si può coltivare nulla, c’è un brevissimo periodo dell’anno in cui le rape crescono succose come le mele, che si mangiano crude a bocconi, e poi si fanno insalate di mirtilli e fiori: non c’è altro vegetale nella loro dieta. Sarebbe impossibile per un vegetariano o un vegano inflessibile sopravvivere. Certo, sappiamo tutti che l’impronta ecologica di un vegetariano è minore di quella di una persona che mangia carne e pesce, ma dobbiamo imparare a guardare le situazioni da prospettive diverse. Il fanatismo, in qualsiasi campo, non paga mai.
D) Qual è stato il tuo viaggio più “eco-friendly”?
Non sono mai riuscito a rispondere alla domanda “il viaggio più ecologico” o “il più bello”. Ad esempio, il viaggio in Tasmania negli anni ’90 è stato molto importante, perché mi ha portato a riflettere sul rapporto tra turismo e ambiente. Ho fatto molti viaggi a stretto contatto con la natura, ma purtroppo ho visto alcune delle più grandi bellezze naturali in condizioni di inquinamento, come durante i safari in Africa.. Il primo safari fotografico a cui ho preso parte è stato in Kenya nel 1990: le jeep entravano nella boscaglia per stanare i leoni! Insomma, ho visto il mio primo leone nel modo meno ecologico che si possa immaginare… Fortunatamente, oggi c’è una consapevolezza più diffusa.
D) In Tasmania, dicevamo, l’ecoturismo è diventato una soluzione per evitare di tagliare le foreste. Ci sono altri casi in cui forme di ecoturismo o turismo naturalistico possono aiutare a salvaguardare l’ambiente?
Sì, certamente. Un altro esempio è il Fattoria di gioco in alcuni paesi africani. Si tratta di fattorie dove le normali attività di allevamento si uniscono alla cura degli animali selvatici feriti, che vengono poi reintrodotti nei loro habitat. Queste strutture hanno trovato un modo efficace per autofinanziarsi grazie ai turisti che ospitano. O ancora, la osservazione delle balene. Poche persone lo sanno, ma Anche qui, nel Mar Ligure, si può praticare il whale watchinge il ricavato va a finanziare la ricerca sui cetacei. Una sezione specifica del nostro sito è dedicata anche al whale watching.
D) Ma ecologia e turismo sono davvero compatibili?
Beh, dicono che il modo migliore per fare ecoturismo è stare a casa… Non c’è dubbio che ogni viaggio abbia un impatto sull’ambiente. Io stesso mi rendo conto che, pur essendo vegetariano, sono attento a ridurre i consumi e quando sono in città mi sposto solo in bici, ogni volta che prendo un volo intercontinentale raggiungo all’istante il livello di chi gira in fuoristrada e usa l’aria condizionata tutto il giorno. Il punto è che, se non puoi fare a meno di viaggiare – per lavoro o perché, come me, hai la “malattia” – devi fare di tutto per compensare, quando sei sul posto, con altri comportamenti virtuosi.
Georgia Marino
Leggi la prima parte dell’intervista su LaStampa.it