Di seguito vi riportiamo l’incontro svoltosi al Press Cafe, in cui il Maestro ha incontrato la stampa italiana.
Innanzitutto, è per noi un grandissimo onore averla qui. Vorrei sapere qual è il processo di creazione del look dei suoi personaggi, che sono davvero particolari e unici.
Si basano principalmente sugli incontri che faccio quotidianamente, su tutto ciò che riesco a captare dalle persone. Persone strane, vestite in maniera azzardata, ma anche persone vestite in modo più coraggioso e colorato. Cerco di prendere il più possibile dalle persone che incontro ogni giorno. A queste persone faccio anche delle foto. Guardando le immagini sfruttando le diverse angolazioni riesco a studiarmi al meglio il look. Sull’Italia, poi, in particolare, mi ispiro molto alle statute, che hanno un design più classico.Abbiamo visto all’inizio di JoJo un’influenza europea, neo-classica, prima nelle pose per poi finire ad abbracciarla nella sua totalità. Come ha accolto il mercato giapponese un’estetica di questo tipo?
Sono stati di grandissima ispirazione soprattutto i miei viaggi in Italia e le visite ai musei, con la loro atmosfera molto classica. Per me disegnare così ormai è naturale, e secondo me anche i lettori giapponesi lo accettano normalmente proprio per la naturalità con cui lo faccio. Al contrario, se dovessi fare qualcosa come scrittore, non risulterebbe facile.
Lei fa parte di una rosa selezionata per disegnare i poster delle Paralimpiadi. Potrebbe parlarci di come ha ricevuto questa proposta e del progetto legato alle Paralimpiadi?
Sinceramente non so perché abbiano scelto proprio me, ma ne sono molto grato. Credo che il comitato organizzativo sia rimasto colpito dai miei lavori e dalle mostre dedicate, come quella dei 30 Anni di JoJo che si è tenuta a Tokyo. Per quanto il lavoro svolto fino ad adesso, non credo di poter esprimere giudizi dato che è ancora in corso.
A cosa e a chi si è ispirato per la creazione del primo JoJo, Jonathan Joestar?
In realtà è molto semplice: in Giappone c’è una catena di ristoranti H24, molto famosa, che si chiama “Jonathan’s”. Per vari motivi, ci sono molto affezionato e ho voluto partire da qui per il nome. Per quanto riguarda il suo design, volevo semplicemente disegnare un “macho”, un uomo scolpito e dalle proporzioni classiche delle statue.
Jojolion, l’ottava parte di JoJo, sta per concludersi. Quale sarà il futuro della serie?
Sinceramente non lo so, devo pensarci ancora bene. È qualcosa da definire.
Lei legge o ha mai letto fumetti di stampo supereroistico? Se sì, quali sono le influenze che hanno avuto sulla scrittura della serie?
Non sono un grandissimo fan dei supereroi, anche se da giovane ho letto molta fumettistica francese. Li trovo personaggi che si piangono un po’ troppo addosso, preferirei vedere un personaggio che guarda maggiormente davanti a sé e con i piedi per terra. anche se mi piace molto Spider-Man.
Se le chiedessero di collaborare alla realizzazione di un film per i personaggi e le scene, che genere di film avrebbe in mente e con chi le piacerebbe collaborare?
Mi piacciono molto i film horror, credo che realizzerei un horror molto realistico. Apprezzo molto anche The Walking Dead per questo motivo, per il suo realismo.
Questa estate si è conclusa la trasposizione animata di Vento Aureo, la serie ambientata in Italia. Una delle cose che più mi sono rimaste impresse, già quando lessi il manga, fu la totale sparizione dalla scena di Fugo Pannacotta dopo il tradimento fatto alla gang di Bucciarati. Come mai questa scelta?
È una motivazione molto complessa. Poiché Vento Aureo veniva pubblicato su Shōnen Jump, il suo target erano i ragazzi e gli adolescenti. Per loro, il tradimento è qualcosa di molto pesante e brutto da commettere. Continuare a mostrare Fugo nel manga avrebbe appesantito rattristato l’atmosfera e gli eventi di Vento Aureo, e probabilmente rovinato il personaggio.
Come mai al termine di Stone Ocean ha deciso di resettare l’intero universo narrativo, abbandonando così alcuni dei personaggi più amati dai fan, come Jotaro Kujo e Dio Brando?
È stata dura abbandonare quei personaggi, anche se in realtà non li ho mai abbandonati del tutto, rinascono leggermente diversi. Il reset, per quanto duro, è stato necessario. La storia di JoJo era arrivata alla sua naturale conclusione, e allungarla ulteriormente sarebbe stato poco sensato e controproducente.
La saga di JoJo, negli anni, è cambiata molto, stilisticamente e narrativamente. Vorrei sapere se e come è cambiato lei nel corso di questi anni.
Indubbiamente anche io sono cambiato. Per quanto riguarda i personaggi, anche se cambiano, sono in realtà tutti uniti da un filo conduttore che attraversa tutta la saga, ovvero la spiritualità, il cuore e l’anima dei personaggi, che viene di volta in volta ereditata. Durante la stesura di Phantom Blood, molti erano rimasti straniti dalla morte di Jonathan, ma in realtà la sua morte è solo una metafora. L’anima di Jonathan continuerà a vivere per sempre nei suoi discendenti. Per esempio, all’inizio abbiamo dei personaggi estremamente attempati, che sfruttavano la loro fisicità attraverso le Onde Concentriche. Questa loro spiritualità si è poi evoluta naturalmente negli Stand come spiriti guardiani. Sono la conseguenza diretta dell’anima che i personaggi trasmettono alle generazioni successive.
Rimanendo in tema Stand, sarebbe bello conoscere a cosa si ispira per la creazione degli Spiriti Guardiani e quanto impiega per crearne uno nuovo.
Gli Stand sono la manifestazione fisica della volontà e dell’anima delle persone. Sono invisibili ad un occhio normale, ma il potere e la spiritualità dei personaggi sono così forti che non troverei un altro modo per farlo.
Nell’universo di JoJo, tutti i poteri più forti, nonché quelli dei villain principali, hanno a che fare con la manipolazione del tempo. Come mai per lei è così importante per lei il tempo?
Semplicemente, penso che poter controllare il tempo è il potere più forte in assoluto, in tutte le sue declinazioni. Per questo motivo, quando creavo i cattivi finali, studiavo i modi con cui potessero manovrarlo. Il potere piegare lo scorrere del tempo al proprio volere è qualcosa che mi affascina da sempre e credo che sia il potere più forte di tutti.
A chi o cosa si è ispirato per creare il personaggio di Yoshikage Kira?
Quando ho creato Kira, ho immaginato che il mio vicino di casa fosse un assassino, ma un assassino che vive, insospettabile, vicino a te, non è un personaggio vistoso. Al contrario, sembra una persona comune, calma, tranquilla. Ha degli hobby e delle attività come tutti, magari gli piace stare a casa, o magari gli piace uscire. Ho immaginato queste cose, e Kira è nato così. Lui è un personaggio che mi affascina molto, perché non fugge la sua natura. Kira accetta se stesso, non si combatte. Conosce se stesso, sa come è fatto e affronta la sua quotidianità giorno per giorno.
La sua passione per la moda è nota a tutti. Vorrei sapere quali sono i suoi stilisti preferiti e se al momento ha in programma nuove collaborazioni con stilisti, come quella fatta con Gucci.
Da giovane mi piaceva molto lo stile di Versace, con abiti arricchiti da spille e decorazioni. Al momento non ho però in mente collaborazioni con altri stilisti, sono concentrato sul progetto delle Paralimpiadi.
Qual è il suo personaggio preferito di JoJo?
Shigechi, un personaggio della quarta serie Diamond is Unbreakable.
Qual’è la Parte di JoJo a cui è più affezionato?
È proprio l’appena citata Diamond is Unbreakable. Questo perché la città in cui si ambienta, Morio-cho, è ispirata al posto in cui sono nato e cresciuto. Ci sono molto legato.
Sia lei che Haruki Murakami usate spesso la musica nella vostra narrativa. Pensa che ci siano dei punti in comune fra il suo modo di lavorare e quello di Murakami e, generale, fra le vostre opere?
In realtà non so. Non conosco il modus operandi e il processo creativo che adopera Murakami, ma per quanto mi riguarda l’ascolto della musica è qualcosa di quotidiano. Non se lui faccia così. Per esempio, parlando di me, amo profondamente Puccini, e sono stato a Lucca proprio per ascoltarlo.
Come mai il personaggio di Dio è tornato così tante volte all’interno della serie, riuscendo anche a reincarnarsi nella settima parte, Steel Ball Run?
Dio è molto potente, probabilmente uno dei più potenti dell’universo di JoJo. È un personaggio che incute paura, in quanto non ha nessun rimorso o senso di responsabilità. Dio è letteralmente l’antitesi della famiglia Joestar, e così ho creato Dio come qualcosa di ereditario per la famiglia Joestar anche attraverso la sua reincarnazione, come se fosse una maledizione. È talmente forte che non può morire in modo banale, e la sua rinascita lo rende ancora più spaventoso, come se, appunto, fosse una maledizione.
Inoltre, poche ore dopo, il Maestro ha incontrato anche i fan della saga al Teatro del Giglio, e ha risposto ad una serie di domande poste dall’organizzazione della Fiera e dai presenti in sala.
Maestro, poiché questo è un talk e vogliamo anche ripercorrere quella che è stata la storia di JoJo, la prima cosa che le chiedo è proprio come è nato Le Bizzarre Avventure di JoJo.
Buongiorno a tutti. L’idea dalla quale è partito JoJo era la mia volontà di mettere “su carta” i superpoteri di qualcuno, superpoteri che, di solito, non si possono vedere disegnati. Li ho trasformati in immagini su Shōnen Jump, e ho scelto il nome JoJo cercando un’assonanza.
C’è un tema che unisce JoJo e l’edizione di quest’anno di Lucca Comics & Games, ovvero l’attenzione all’umanità, il suo stretto legame il destino e con la fatalità. Inoltre, JoJo si collega anche all’immortalità dello spirito umano. Come mai, Maestro, ha scelto questi temi? Come mai gli è così legato?
In realtà è nato tutto perché mi è stato detto di disegnare una cosa del genere. Mi sono accorto in corso d’opera della profondità dei personaggi, dell’ammirazione per il lato umano e del tema del destino. In realtà, spiegando in modo più prolisso, io avevo intenzione di mettere su carta il tema dell’affermazione del genere umano, non dimenticare la propria umanità. Esistono le persone buone, positive, con tutti i loro lati apprezzabili, ma esistono anche persone negative con i loro lati umani e apprezzabili.
Rimaniamo sempre su questo tema. Nella serie, non c’è solo la famiglia Joestar, protagonista di tutte le Parti di JoJo, ma abbiamo anche gli Zeppeli. Sarebbe interessante sapere se gli Zeppeli riusciranno a loro volta, nelle loro future apparizioni, a sfuggire ad un destino che sembra accanirsi su di loro.
Ovviamente non c’è nessun accanimento nei confronti degli Zeppeli, ma sono semplicemente complementari alla famiglia Joestar, e per tale motivo la loro esistenza è un completamento necessario al cammino dei Joestar, nonché una “facilitazione” che gli consente di proseguire. Personalmente, amo molto la famiglia Zeppeli, in quanto trasmettono i loro valori e la loro positività anche attraverso la loro morte.
In JoJo, rispetto ad altri manga, in cui i protagonisti e i comprimari combattono, c’è una scelta ben precisa, ovvero l’assenza di uno scontro diretto, optando per uno scontro studiato, strategico, come una partita a scacchi. Il fulcro di questo sono gli Stand. Come fa, Maestro, a studiare sempre nuovi poteri e strategie.
Essendo il mio lavoro, trovo ispirazione in tantissime cose, soprattutto momenti di quotidianità. Quando incontro i miei amici, quando osservo il mio vicino di casa, quando bevo un po’ d’acqua e mi rimane in gola… Potrei fare un potere anche partendo da queste cose. Essenzialmente, credo che sia l’osservazione dei piccoli dettagli l’essenziale in un processo creativo.
Molte delle serie di JoJo sono dei veri e propri diari di viaggio, il che comporta una grandissima variazione delle ambientazioni. In che misura l’ambientazione influenza la scrittura dell’opera, e quanto è fondamentale? Si parte da lì per creare la storia oppure è un plus?
Ad ispirarmi nella loro creazione sono stati i miei viaggi in bicicletta da piccolo. Quando ero giovane, facevo spesso dei piccoli viaggi in bicicletta e visitavo molti posti. Visitavo montagne, campagne, città. Questo muovermi, questo viaggiare, mi ha aiutato a crescere e a diventare adulto. Per me, la filosofia del viaggio come metafora della crescita, è veramente molto importante, perché consente ai miei personaggi di crescere, dalla partenza alla fine del viaggio.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, prendo ad esempio la creazione di Morio-cho. Quando si deve affrontare un problema, solitamente lo si affronta di petto, a viso aperto, ma mi sono chiesto cosa sarebbe successo se questo “problema”, questa minaccia, si nascondesse e aspettasse. Magari è l’uomo della porta accanto e non lo sappiamo. Da questa idea, nasce il contesto di Morio-cho, l’avere un nemico invisibile, insospettabile che aspetta nell’ombra. È stata un’altra sfida rispetto alla creazione di una storia incentrata su un viaggio.
Rimaniamo su Morio-cho. È una città completamente inventata da lei. Le piacerebbe viverci?
Sì ci vivrei. Morio-cho è basato sul luogo in cui sono nato e cresciuto, ed era pieno di brava gente, anche se un po’ strana (c’era anche qualche “Zeppeli”)
Rimanendo sempre nell’ambito del processo creativo, è conoscenza comune che lei ascolta moltissima musica. È anche un concetto interessante, in quanto il ritmo è fondamentale per lo storytelling. In che modo la musica, e che tipo di musica, influenza il suo lavoro.
La cosa che mi influenza di più è proprio il ritmo. Ci sono diversi tipi di ritmica, stili musicali, tempi di battute che influenzano il mio lavoro. La musica è molto importante.
Faccio la mia ultima domanda e poi passiamo la palla al pubblico. Cosa possiamo aspettarci dal futuro di JoJo?
In realtà non lo so. Di JoJo ho sempre avuto chiaro l’inizio e abbastanza chiara la sua fine. Su tutto ciò che c’è nel messo, aleggia una nebbia, ma perché la narrazione di JoJo è molto spontanea. Essenzialmente, però, mi è abbastanza chiaro come finirà JoJo.
Pubblico: Come dicevamo prima, il Maestro si ispira molto alla sua infanzia, ai suoi viaggi e alle sue esperienze di vita. In Diamond is Unbreakable, c’è lo Stand di Keicho Nijimura, Bad Company, che è formato da tanti soldatini. Ricordo una cosa del genere in una storia di Stephen King. Lei si ispira in qualche modo al Cinema e alla Letteratura Horror?
A me Stephen King piace, e in generale mi piacciono molto i film Horror, e sicuramente ho tratto ispirazione anche da lui, ma per quanto concerne l’Horror come genere, trovo più ispirazione per JoJo in film come Chucky.
Pubblico: Se non vado errato, ho letto che le ending dell’Anime di JoJo le sceglie direttamente lei. Mi piacerebbe sapere se c’è una canzone italiana che a lei piace e che in futuro utilizzerebbe come Ending di JoJo.
Mi piacciono molto la PFM e l’opera, in particolare la musica di Puccini. Ovviamente non ho ancora deciso nulla in modo definitivo.
Pubblico: In JoJo, i vestiti sono alcune delle parti più caratteristiche e importanti. Alcuni sono ispirati a pezzi di designer molto famosi. Come si sviluppa il processo creativo attorno ai vestiti?
I vestiti devono avere tutti una caratteristica in comune: devono essere comodi e facilitare i movimenti. Di base, però, mi concentro sempre sul modello della divisa scolastica giapponese. Su quella base poi lavoro ai particolari, come le spille di Giorno a forma di coccinella. Ma di base, l’ispirazione viene dalle divise scolastiche. Un manga che a me è piaciuto molto è Babil Junior, e il suo protagonista va in posti desolati, come il deserto, sempre con la divisa scolastico. Lo trovo fantastico, ed è stato di grandissima ispirazione, mi è sempre piaciuta l’idea di far muovere personaggi in divisa scolastica in ambientazioni di questo tipo. Quando ci sono riuscito mi sono commosso.
Pubblico: Se lei potesse scegliere il potere del suo Stand, quale sarebbe?
Penso che sceglierei il potere di portare il sereno e rischiarire il cielo. Oggi teoricamente doveva piovere, e invece grazie a me c’è il sereno *ride*.
Pubblico: Rimanendo in tema con quanto abbiamo detto prima, sul restare umani e sul valore dell’umanità, non crede che la punizione di Diavolo sia troppo crudele persino per lui?
Sinceramente no. Diavolo è talmente malvagio e ha portato talmente tanto dolore che non meritava nient’altro che quella fine.
Mi permetto di collegarmi a questa domanda appena posta per le ultime domande della giornata. C’è qualche personaggio che le somiglia o qualcuno in cui si rivede?
*ride* Premetto questo: non è Rohan. Anzi, Rohan è ciò che io vorrei diventare. Detto questo, in realtà non c’è un personaggio che mi somiglia, ma se proprio dovessi scegliere qualcuno con qualcosa di mio, direi Shigechi.
Oggi abbiamo vissuto un viaggio nell’universo di JoJo. C’è un aneddoto sulla lavorazione di JoJo che le piacerebbe raccontare oggi?
Non so se può essere interessante, ma vi racconto questo: quando scrivevo su Shōnen Jump, mi davano come consegna 19 pagine a settimana. Il problema è che io non riuscivo mai a farne 19, ne facevo SEMPRE 21. Così, ogni volta ero costretto a tagliare 2 pagine. E non parlo di pagine che venivano poi recuperate nel capitolo successivo, parlo di tagli definitivi a tavole che non sarebbero mai apparse nel manga. Fortunatamente, ora che scrivo su Ultra Jump ho una consegna di 45 pagine al mese, e forse sono anche troppe.
Chiudiamo con questa domanda: se potesse tornare indietro, al giorno in cui ha iniziato a lavorare a JoJo, cosa correggerebbe? Cosa migliorerebbe e cosa cambierebbe del tutto?
Correggerei degli errori di stampa, come esclamazioni giapponesi che variano da scritto a parlato, in quanto difficilmente ho la possibilità di correggere quello che scrivo.
Grazie di cuore per questo prezioso incontro Maestro. È stato molto interessante parlare con lei di JoJo.
Figuratevi. Grazie mille a tutti voi.