Sarà capitato anche a voi, era la sigla d’apertura di Canzonissima del 1968, in questo caso non solo di avere una musica in testa (come continua la canzone) ma anche di sfogliare giornali e riviste nei freddi giorni invernali. Scorrere foto di viaggio e racconti d’avventure, lasciar libera la mente di sognare il prossimo momento in cui togliere le briglie alle ruote della vostra bici.
Fissare una mèta, preparare materiale e bagaglio ed infine attendere, febbrilmente, contando i minuti che vi separano da un nuovo magico momento da vivere in sella.
Eccoci quindi su un traghetto, coronamento di uno dei sogni invernali mentre la calda mano del sole accarezza i nostri volti e pettina, con riflessi dorati, il mare che ci separa da questa nuova meta ciclistica, l’isola d’Ischia.
La più grande delle isole partenopee ma di dimensioni molto ridotte, 47 kmq, in parte montuosi, oltre 60.000 abitanti e con 37 chilometri di costa per godersi un mare fantastico.
Potreste pensare che l’isola sia troppo piccola e di vocazione esclusivamente marittima per fare del ciclismo, ma si tratta di un errore.
Certo il mare e le scogliere sono un aspetto predominante e non nascondiamo che, l’idea del relax nelle splendide terme, non sia stato altrettanto valido motivo per questa insolita scelta.
Ma c’è un’Ischia che non ti aspetti, 50 km di percorsi sterrati, prova impegnativa per i migliori bikers, promontori, pinete, boschi e montagne fino ad arrivare alla vetta del Monte Epomeo (788 m) e dunque anche percorsi nervosi adattissimi alle avventure dei ciclisti d’asfalto, insomma bici per tutti i gusti, dunque giù dal traghetto, via la divisa da marinaretto e di nuovo in sella.
Itinerario asfalto
Chiesa del soccorso
Punto di partenza e di Arrivo Forio
Lunghezza totale : Km 36
Dislivello : 910 mt
Difficoltà : media
Mappa
Altimetria
Leggi anche: Ischia e-bike & mare: cicloturismo per tutti
Si tratta di un tour ciclistico-mondano, una pedalata non troppo morbida alla scoperta dei luoghi più “turistici” ma che lascia ampio spazio al pedalare, un assaggio dell’isola, dei suoi luoghi caratteristici e delle sue curiosità.
Si “salpa” dal porto di Forio, uno dei sei comuni dell’isola per dirigersi alla “Chiesa del Soccorso”, posta sull’omonimo promontorio che guarda verso ovest e da cui si può scorgere l’isola di Ventotene all’orizzonte, una visita d’obbligo per questa famosa chiesa dalla bianca facciata ed adorna di preziose maioliche del ‘700, raffiguranti santi e scene della “Passione di Cristo” che ha visto ospite anche Karol Wojtyla durante il suo pontificato.
Si riprende la strada litoranea di Forio in direzione di Lacco Ameno ma la abbandoniamo ben presto, nonostante abbiamo scelto una stagione non proprio “turistica” e quindi non dovendo fare il conto con orde di villeggianti, la strada litoranea gode comunque di troppa “mondanità” per i nostri gusti.
Per dirla alla Benigni, una delle piaghe in questa parte dell’isola è senza dubbio “il traffico” per questo svoltiamo immediatamente per Via Cigliano verso il litorale e la Chiesa di S.Francesco.
Una deviazione verso il mare ed un bel panorama sulla spiaggia, un saliscendi che porta all’ingresso del parco “La Mortella” un giardino di piante tropicali e mediterranee, alcune delle quali di proporzioni gigantesche.
Un’altra nota stonata, per onor del vero, occorre sottolinearla, una densità piuttosto elevata di popolazione in una piccola isola ha incentivato uno sviluppo edilizio notevole, crediamo anche di eccessivo abusivismo che andrebbe ridimensionato.
Dai giardini, si riprende la strada Forio-Lacco e si raggiunge nuovamente il litorale dove il traffico intenso e non sempre disciplinato costringe a tenere un’occhio vigile alla strada, mentre l’altro tende a perdersi nell’azzurro del mare (una forma di strabismo del ciclista).
Passato l’abitato di Casamicciola un continuo saliscendi dalla costa ci separa da Ischia Porto, il maggiore centro abitato dell’isola, la nostra meta è il Castello Aragonese, costruito su uno scoglio a strapiombo e collegato all’isola da un ponte in pietra.
Un passaggio suggestivo in bici sul ponte verso questo gigante che sorveglia l’isola non può mancare e neppure una visita all’interno.
Ripresa la bici si riparte verso l’abitato di Fiaiano, passando da un colle all’altro, si esce da Ischia porto sotto le arcate di un antico acquedotto romano e si comincia a salire verso Monte Rotaro, una discreta “impennata” all’odierna altimetria ci riporta dal sogno alla realtà, quando le pulsazioni arrivano fuori soglia è il caso di ammorbidire il rapporto… J
Per premio, l’incredibile pineta della Maddalena che circonda la corona del Monte Rotaro ed il suo antico cratere.
Si tratta infatti di un vulcano spento, la cui forma conica è dovuta a circa 400 anni di attività vulcanica, attorno alla sua chioma si snoda un sentiero che percorre tutto il perimetro esterno e raggiunge il centro dell’antico cratere.
Anche se circondati dal verde, basta aguzzare un momento la vista per scorgere qua e là nel bosco quelle che vengono definite “le fumarole” sbuffi di vapore che fuoriescono spontaneamente e ricordano l’origine vulcanica dell’isola, poetici “respiri” della terra ma anche ricordo di calamità naturali che hanno segnato l’isola nei tempi passati.
Preferiamo ricordare le implicazioni “termali” di questa caratteristica e con questo premio finale in mente riprendiamo la strada in discesa verso il litorale di Casamicciola ed il rientro a Forio, per approfittarne e ritemprare corpo e spirito.
Itinerario MTB
Punto di partenza e di Arrivo Forio
Lunghezza totale : Km 32
Dislivello : mt 1.100
Difficoltà : alta
Mappa
Altimetria
Scortati dal nostro anfitrione, l’allenatissimo Ciro, oggi dovremo tenere alta la bandiera del continente per non sfigurare, marchiamo intanto un primato.
I bikers sono ancora un’élite per l’isola d’Ischia, i sentieri sono tuttora in sviluppo e quindi un mezzo bi-ammortizzato che sfila per le vie è oggetto di sguardi meravigliati, ma non è questo il primato che occorre sottolineare, la novità per i locali è un’agguerrita donna che affronta, con piglio deciso, la salita senza fiatare, la prima donna sui sentieri dell’isola !
Che dire, il primato è motivo d’orgoglio, speriamo di non fare una misera figuraccia…
Questo terzetto composto dalla primatista e dai suoi cavalieri, muove le ruote grasse da Forio verso l’abitato di Panza, un’assaggio in asfalto per scaldare la gamba.
Sulla salita che porta verso l’abitato di Fontana abbiamo modo di ammirare le “parracine” gli antichi muri che delimitano i campi dei locali vigneti.
Vigne antiche e moderne si mescolano in filari sulle terrazze all’ombra del Monte Epomeo, cantine vinicole che occorrerà ricordare per la parte gastronomica che non possiamo fare mancare a questa vacanza, come al solito toccherà assaggiare ma lo facciamo volentieri, come sempre, per voi…
Da Fontana, prima d’inoltrarci nel fitto dei sentieri, possiamo godere di una bella veduta sulla vicina isola di Capri e sulla sottostante località di Sant’Angelo un piccolo borgo abitato un tempo da pescatori e diventato oggi tra i più importanti luoghi di attrazione marittima dell’isola.
Il nostro Ciro-biker informa anche sulla Baia di Sorgeto, dalla località di Panza inizia un piccolo sentiero che tra il verde delle colline e attraverso i vigneti scende verso il mare dove è possibile godere di pozze di acqua calda e termale che si mescola a quella del mare, come sventolare una muleta rossa di fronte al toro, si riprende a pedalare in attesa di questo premio odierno.
In salita quindi e che salita, si giunge fino alla soglia di Monte Epomeo per una visita alla “Pietra dell’acqua”, al tempo delle incursioni dei pirati, le famiglie erano costrette a rifugiarsi in alto sulla montagna ed utilizzavano gli enormi massi trasformandoli in case, in ricoveri per animali ed anche, come in questo caso come cisterne per l’acqua, dove si abbeveravano tanto i contadini che gli animali.
Un lavoro di scalpello davvero notevole, ma ora tocca a noi lavorare “di pedale” perché la salita diventa una mulattiera scavata direttamente nella roccia tufacea per arrivare, poco dopo, in un luogo del mito.
Chi ricorda il libro “viaggio al centro della terra” deve sapere che Monte Epomeo è ritenuto essere uno dei punti di accesso al mitico mondo sotterraneo, ma lasciamo al sommo poeta i viaggi all’altro mondo, per noi basta arrivare “vivi” sulla sommità di questo mondo per ammirare la chiesetta dedicata a San Nicola di Bari, un tempo un eremo e godere della meraviglia di panorama.
Per fortuna Ciro-biker ci lascia respirare prima di saggiare la nostra competenza da discesisti, un bel percorso tortuoso, single-track, canaloni, scalini, salti e chi più ne ha più ne metta fino a Fonte Buceto prima di immetterci sulla strada del Monte Rotaro, la stessa affrontata il giorno precedente.
Una lotta impari, Ciro ci è superiore!
Dalla strada di Monte Rotaro, la nostra guida ci fa scoprire un nuovo versante della pineta e del cratere per poi scendere verso Casamicciola, il litorale ed il bosco di Taro.
Un senso di “dejà vù” ci coglie, questo luogo l’abbiamo già visto, in effetti qui sono state girate alcune delle riprese del film di Leonardo Pieraccioni “Il Paradiso all’improvviso”, ne approfittiamo per un pellegrinaggio alla casa della maga prima di rientrare a Forio.
In effetti Ischia è stata (per dirla in gergo cinematografico) “location” adatta per molti film, ne citiamo alcuni quali “Il corsaro nero”, “Caccia alla Volpe” ed anche “Cleopatra”.
I percorsi qui indicati non sono proprio adatti a tutte le “gambe”, per quanto piccola l’isola ha un profilo nervoso determinato da continui saliscendi e quindi necessita di un certo allenamento; oltre a questo occorre considerare che le strade principali del versante nord, già abbastanza frequentate dal traffico auto locale che gode (per così dire) di una certa allegria nella guida J, diventano impraticabili nel periodo estivo ed occorre essere molto cauti.
Si possono pianificare, in adeguati periodi dell’anno, escursioni più brevi per abbinare giornate di bici-terme-cultura adatti anche a ciclisti meno allenati.
Un esempio per tutti può essere l’escursione bici-barca visitando la vicina isola di Procida che è meno “mondana”.
Procida si può facilmente raggiungere in battello da uno dei porti di Ischia e quindi si può agevolmente pianificare una bella escursione.
Ad ogni modo è consigliabile l’utilizzo di una bici con cambio a 18 oppure a 21 rapporti, certo è che per i tracciati in MTB è preferibile un mezzo dotato di ammortizzatore data la presenza di alcuni tratti con scalini.
Le condizioni climatiche sono variabili, il tempo può cambiare rapidamente su un’isola di ridotte dimensioni, come sempre è consigliabile prevedere di portare con sé una copertura impermeabile .
Anche un lucchetto per la chiusura delle bici non va dimenticato, i luoghi da visitare costringono a lasciare la bici fuori dalla vista e la prudenza è sempre una buona norma.
Storia e di informazioni
Ischia è un’isola di origine vulcanica che si è formata in seguito a diverse eruzioni e cataclismi nel corso dei secoli.
La sua storia ha radici molto lontane che si perde anche nel mito, attorno all’anno 770 a.c. la scoprirono i greci chiamandola “Pithekoussai”, poi fu la volta dei Romani che invece le attribuirono il nome di “Aenaria”.
Dalla storia al mito, il poeta Virgilio la cita come “Inarime” con riferimento alle vicende dell’Iliade ed alla storia del ciclope Tifeo ( oppure Tifone) un mostro, che la madre destinò a lottare contro Zeus e gli altri dei dell’Olimpo, rei di aver sconfitto i suoi figli, i Titani.
Tifone era un essere colossale, metà uomo e metà animale, dotato di forza straordinaria, ma nonostante questa, sconfitto da Zeus e gettato nel “Tartaro” la versione greca dell’inferno, ricordando l’accesso al mondo sotterraneo sul monte Epomeo.
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Castello Aragonese
La prima fortezza di cui vi sono tracce storiche documentate, risale al 474 a.c., costruita dal Greco-Siracusano Gerone I, venuto in aiuto degli alleati Cumani nella guerra contro i Tirreni.
Nel 326 a.c. conquistata dai Romani, passata di mano in mano lungo le vicende della storia tra Visigoti, Vandali, Ostrogoti, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini (insomma la fortezza non si è fatta mancare nulla J).
La sua connotazione attuale risale al 1441 quando Alfonso D’Aragona la ricostruì congiungendo anche la roccia sulla quale si trova, alla terraferma attraverso un ponte.
Dal 1809 occorre aggiungere al lungo elenco di passaggi di mano anche Francesi ed Inglesi che mancavano alla lista.
Dal 1823 il Re di Napoli convertì la rocca a luogo di pena.
Ospitato nel Castello Aragonese, un museo delle armi raccoglie una collezione di armi da taglio e da fuoco, sciabole intarsiate e strumenti di tortura provenienti da tutta Europa.
Terme
Data la sua origine, la possiamo definire senza dubbio isola “del termalismo” con 103 sorgenti termali.
Le caratteristiche di queste acque ne fanno un luogo adatto alla cura di una variegata tipologia di patologie, senza trascurare l’aspetto del benessere fisico e del relax (specie dopo una faticosa pedalata).
Già noti ed utilizzati gli aspetti termali sin dai tempi dei Greci e dei Romani, oggi i suoi parchi termali sono un’importante risorsa turistica per l’isola.
Un aneddoto curioso, pare che tra le famose proprietà curative delle terme ischitane ci fosse anche quella di propiziare le gravidanze, ma secondo i locali questo merito non andrebbe attribuito alle acque…. bensì alle amorevoli cure dei bagnini.
Gastronomia
Anche dalla tavola arrivano le sorprese di un’isola che non t’aspetti.
Pensi alle specialità di pesce, che certamente non manca sulla tavola dell’isola, ma invece il ricettario tipico è legato ad una pietanza di carne.
Il “coniglio all’Ischitana”
La storia
Il coniglio selvatico era un tempo l’animale più diffuso, pare che l’isola ne fosse addirittura infestata Oggi il coniglio non è più tanto selvatico e molte famiglie che abitano in campagna amano allevarlo in gabbia. Ma un tempo si allevava in un fosso scavato in un terreno a circa due metri di profondità.
Si gettava l’erba nel fosso come esca, i conigli uscivano dalla tana per mangiarla.
Per catturarli bisognava chiudere la tana e questo avveniva di notte sfruttando l’oscurità, si fissavano due paletti lateralmente alla tana, poi veniva fatta scivolare silenziosamente una tavola che, trattenuta dai paletti, ostruiva l’ingresso.
Questa pietanza viene preparata con aglio, vino, pomodorini ed erbe aromatiche, insomma una prelibatezza da provare.
Dal momento che non ci fa difetto la memoria, nelle nostre escursioni abbiamo annotato alcune cantine vinicole, il risultato è la scoperta di una tradizione vinicola molto ampia.
Per citarne alcuni
Tra i bianchi.
Biancolella, Forastera, Rilla
Tra i rossi.
Guarnaccia e “Per e palummo” (letteralmente zampa di colombo).
Come al solito provare per credere, senza esagerare !
A questo punto non resta che augurarvi buone pedalate.