Sul sentiero nero è il titolo originale del film A passo d’uomodistribuito in Italia da Wanted Cinema a partire dal 19 ottobre 2023. In Francia è già nelle sale da diverse settimane, distribuito da Apollo film.
Il film del regista Denis Imbert (il suo terzo lungometraggio) è co-scritto da Diastema ed è basato sul libro autobiografico più venduto di Sylvain Tesson, scrittore che ama i viaggi solitari e le esperienze estreme. Il libro di Tesson Percorsi neri è pubblicato in Italia da Sellerio Editore, per chi vuole approfondire la sua storia.
La storia di Pierre: tra morte e vita
Il protagonista è Pierre, interpretato da un brillante Jean Dujardin. Pierre è uno scrittore che ama le avventure e le lunghe passeggiate. A Parigi vive una vita sregolata che lo porta ad un tragico incidente che lo lascia in fin di vita. Risvegliatosi dal coma, Pierre decide di attraversare la Francia a piedi, un viaggio di 1300 km.
“Se fossi un lupo penserei: progresso? Che farsa!”
Come in uno dei suoi film precedenti (Vicky e il suo cucciolo), il regista Imbert affronta un tema fondamentale: ritornare alla natura per lenire le ferite, per riscoprire se stessi, per liberarsi nuovamente dall’eccessiva massificazione, dall’eccessivo progresso. E lo fa senza esperimenti strabilianti, ma con semplicità e in modo molto diretto.
Il film racconta una Francia rurale fatta di sentieri rocciosi, boschi, vaste campagne e colline.
Pierre si concentra su se stesso, scrive sul suo taccuino davanti al fuoco, mentre scene della sua vita prima dell’incidente si alternano nel suo presente.
Si scopre che Pierre non era un uomo particolarmente piacevole. Una sensazione che viene amplificata anche nella scelta della fotografia, con scene più cupe e fredde a Parigi.
Il protagonista era un uomo alcolizzato, sicuramente uno scrittore brillante, ma sempre alla ricerca di un pezzo mancante, come se non fosse mai stato veramente se stesso.
“In soli otto metri sono invecchiato cinquant’anni”
Dopo l’incidente provocato da una caduta da otto metri, sul suo volto è rimasta una cicatrice evidente. Se prima veniva guardato con ammirazione, Pierre diventa molto di più presumibilmentesuscitando compassione.
Nel corso del film scopriamo di più non solo su chi fosse prima dell’incidente, ma anche sul suo rapporto con la madre e la sorella defunte (Izïa Higelin). Un momento particolarmente toccante sarà vedere Pierre leggere la lettera che sua madre gli scrisse il giorno della laurea.
Individualismo ecologico e antiprogresso: ritorno alla natura
“Napoleone diceva che esistono due tipi di uomini, quelli che comandano e quelli che obbediscono. Aveva dimenticato gli uomini che fuggono. Fuggire è comandare! Ordina al destino di non avere più presa su di te”
La prosa di Tesson, così come le riflessioni e i messaggi del film, sono piuttosto chiari e diretti: l’importanza della libertà e della fuga dal “progresso” come metodo per curarsi e ritrovarsi.
Il pensiero ecologico e antiprogressista è ben esposto anche nei fugaci incontri di Pierre nel suo viaggio, come l’invettiva contro il costante bisogno di internet e della banda larga o delle amicizie digitali sul web.
“Una fidanzata che non delude mai: la libertà”
Pierre si rende presto conto che il suo destino è stare all’aria aperta, nonostante i medici gli abbiano sconsigliato di intraprendere un simile viaggio a piedi. Percorrendo quei “sentieri oscuri” Pierre è se stesso, ritrova la sua forza.
Durante il viaggio viene spesso utilizzata la macchina da presa a mano che rende molto vividi alcuni dei momenti più complicati del viaggio, soprattutto sulle salite rocciose, dove l’inquadratura si sposta spesso sui piedi scivolanti di Pierre o sul suo volto sofferente.
A volte si ha la sensazione di essere davvero lì con Pierre, di percepire la sua fatica e le sue difficoltà. Le riprese aeree e gli scatti della Francia rurale e incontaminata lasciano a bocca aperta in diversi punti.
Molte emozioni si affollano dopo la visione, tra queste la nostalgia per qualcosa che forse ci manca. È difficile definire questa mancanza, forse non ci sentiamo davvero liberi? Forse c’è davvero bisogno di un ritorno alla natura? È qualcosa che sperimentiamo continuamente, anche quando intere famiglie si trasferiscono fuori città.
A passo d’uomo emoziona e fa riflettere, il film diventa quasi un documentario, affronta non solo l’importanza della natura, ma anche del lavoro contadino e della conservazione dei piccoli centri di montagna, oggi spesso spopolati.
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